Felicità, benessere e rinforzi positivi contro lo stress e la frenesia.
Felicità, benessere e rinforzi positivi contro lo stress e la frenesia.

Felicità, benessere e rinforzi positivi contro lo stress e la frenesia.

Nella società moderna, probabilmente a causa della vita frenetica, in un mondo sempre più tecnologico, in cui si mangia di fretta, si dorme poco, si corre da un posto all’altro pur di rispettare mille impegni, le persone sono quasi totalmente assorbite da ritmi sempre più serrati e pieni di aspettative, riducendo il tempo per se stesse ed accrescendo un malessere interiore che impedisce loro di vivere e relazionarsi serenamente.

In un periodo difficile come questo, poi, in cui si sente parlare, o si ha direttamente a che fare con fatti difficili ed emozioni negative, ci dimentichiamo che il mondo, fortunatamente, è fatto anche di esperienze felici e di leggerezza.

Il benessere e la felicità sono per lo più una condizioni mentale che dipende da noi, più che dalle circostanze; potremmo, infatti, affermare che la vita è soggetta a ciclicità, un continuo fluire di energie che vanno a determinare un’alternanza di momenti “positivi” e di momenti “negativi”, ma spesso siamo più bravi ad identificare ed a soffermarci su quelli più pesanti e tristi, piuttosto che su quelli spensierati e felici.

Ma cos’è la felicità? Da dove nasce? E come si può raggiunge e mantenere, visto che abbiamo detto che è un processo che per lo più parte da noi?

A livello biologico ed evoluzionistico, potremmo dire che nel corso del tempo il nostro cervello si è evoluto per  rispondere a stimoli naturali gratificanti come il cibo, l’acqua, il sesso, l’interazione sociale, ricompensandoci con la sensazione di piacere, e soddisfando i nostri bisogni di nutrirci, dissetarci, riprodurci ecc. Queste risposte sono state essenziali per la sopravvivenza della nostra specie, e per il concetto generale di benessere.

Alla base di questo meccanismo vi è un’insieme di strutture neurali responsabile della motivazione, dell’apprendimento, delle emozioni e della ricerca del piacere, chiamato sistema della ricompensa, che ripaga, appunto con il piacere, il senso di benesseree la soddisfazione, più o meno intensi, un’azione naturale che abbiamo portato a termine.

Questa è la “moneta di scambio” che il nostro cervello utilizza per incentivarci a compiere azioni essenziali alla sopravvivenza, e la dopamina, neurotrasmettitore presente nel nostro cervello, è il mediatore che ci stimola a cercare un’attività o un’occupazione piacevole che ci renda felici.

L’equilibrio della dopamina nel nostro organismo è fondamentale!

Quando è troppa, ci spinge a ricercare continuamente, ed in maniera quasi compulsiva, emozioni senza paura delle conseguenze. Questa situazione di squilibrio può degenerare nell’assunzione di droghe e problemi di dipendenza.

Quando è in deficit, questa potrebbe facilmente farci scivolare in uno stato di depressione, rendendoci apatici e stanchi. Inoltre la dopamina è responsabile anche dei processi di apprendimento e di memoria.

Secondo alcune teorie Comportamentiste ogni nostra azione ha un effetto sul mondo circostante e sulle persone, e questo effetto, a sua volta, modifica il nostro comportamento futuro. In altre parole, le conseguenze di un comportamento possono aumentare, o diminuire, le probabilità di riprodurlo ancora.

Questo introduce al concetto di rinforzo, termine con cui si intende qualunque situazione o stimolo che favorisca il ripetersi di una determinata reazione da parte dell’individuo, e può essere positivo, quando otteniamo qualcosa che ci fa piacere,  e negativo, quando eliminiamo o ci allontaniamo da qualcosa di spiacevole. Per esempio, rinforzi positivi possono essere il bere quando si ha sete, il ricevere un complimento sincero, l’acquistare qualcosa che ci piace. Esempi di rinforzo negativo, invece, possono essere l’allontanarsi da un luogo molto rumoroso e che ci da fastidio, l’assunzione di un famaco contro il mal di testa, o ancora l’interrompere una spiacevole discussione.

Tornando alla domanda “coma si fa a raggiungere la felicità?” a questo punto dovrebbe risultarvi un po’ più semplice trovare la risposta.

Solitamente, tutti noi tendiamo a rifare azioni che sono seguite da conseguenze gratificanti, mentre tendiamo a ridurre, o ad evitare, quelle che procurano conseguenze spiacevoli, o addirittura punizioni (es. prendere una multa).  Questo principio agisce in maniera proporzionale: tanto più è la gratificazione, quanto più sarà la soddisfazione provata, e funziona anche momento per momento: se, ad esempio, parliamo con una persona che ci mostra attenzione e ci fa sentire accolti, saremo più propensi a continuare, o ad intraprendere ancora, una conversazione con lei; viceversa, se abbiamo l’impressione di non essere ascoltati, o di essere giudicati, tenderemo ad interrompere la conversazione.

A questo punto possiamo dire che nel corso della nostra vita dovremmo esser sempre in grado di capire e scegliere cosa ci fa stare bene o cosa no.

Ma cosa accade nei periodi di forte stress e di umore basso, dove ogni fonte di gratificazione ci sembra invece inaccessibile, o addirittura, inesistente?

Quando ci si sente sotto stress, la reazione più normale ed istintiva è quella di cercare di eliminare ciò che non è indispensabile, per avere più tempo e risorse per fa fronte hai problemi. Sotto questo principio conservativo, di soliti si iducono o eliminano le attività che si considerano “non necessarie” o “facoltative“, come per esempio gli hobbies, i contatti sociali e la cura di sè, mentre ci si sforza di mantenere quelle considerate più “utili” e “produttive”, anche se talvolta pesanti e noiose, come faccende domestiche, studio o lavoro.

E’ stato però ampiamente dimostrato che l’isolamento e la trascuratezza dei propri interessi mantengano e rinforzino un umore basso e negativo; infatti, quando non si fa nulla di piacevole, indipendentemente dai motivi che hanno portato a questa scelta, ripensando a com’è andata la giornata, si ricorda per lo più la pesantezza, la fatica e la noia di una giornata costellata solo di doveri e rinunce. La mente tenderà a conentrarsi su pensieri sempre più negativi, pessimistici ed autosvalutanti, che priveranno sempre di più l’individuo della voglia e della forza di fare, innescando un circolo vizioso per cui meno la persona dedicherà tempo a ciò che ama, meno rinforzi positivi riceverà, più avvertirà un senso di fatica e di inutilità all’impegnarsi in qualcosa,  alimentando sempre di più il pattern di emozioni negative.

Capito questo potente meccanismo, cosa potremmo fare per cercare di non farci risucchiare dal vortice dello stress? 

Seppur banalmente, dedicarci ad attività leggere e ricreative è un utile supporto al mantenimento di un umore positivo. Identificare quali sono i nostri “rinforzi”, o quelle attività piacevoli e gratificanti che abbiamo ridotto, eliminato, o che non ci siamo mai concessi, può aiutarci a riprendere il controllo sulla nostra quotidianeità, e riattivarle è il primo passo verso il benessere psico – fisico e la felicità.

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